Alberta Partisani
Da allora ad oggi ha preso parte a una numerosa serie di esposizioni personali e collettive, realizzando anche molte 'performances' / istallazioni.
"Nel lavoro della Partisani c'è una continua ricerca, tesa a tradurre in immagini visive il concetto di lingua.Così come un testo può cambiare di significato e d'intensità a seconda del luogo e della situazione in cui viene espresso, allo stesso modo si ramificano le immagini che l'artista, a partire da un insieme, costruisce con sottili fili metallici.I fili di per sé non hanno quasi volume, ma riescono ad appropriarsi dello spazio e ad assumere un aspetto monumentale: sono tessuti appena luminosi che afferrano la luce e la riflettono, oggetti offerti al gioco della luce, presenze silenziose che aprono spazi di poesia" (J.T. van Rees a proposito dell'esposizione LA LINGUA . LA PELLE in 'Outline' 1998)
Nei suoi lavori più recenti la Partisani s'interroga sul significato e sulla funzione del ritratto nell'arte contemporanea, rifuggendo, peraltro, da un certo accademismo dei 'cattivi sentimenti', e cercando di cogliere l'inafferrabile 'essere in sé'. Ritratti in bianco e nero su diapositive vengono proiettati su telai di fili metallici ovvero, in altre situazioni, il ritratto viene dipinto direttamente sui fili con il colore. In entrambi i casi, il risultato è quello di un'immagine tridimensionale, dove le presenze sono, allo stesso tempo, reali e impalpabili come la luce che le circonda.
Curriculum Vitae
Sergio Costa performing
'Biografie van de Stad'
Collettive
Personali
Performances
1993 : "Lanterna Magica" in
- Stedelijk Museum - Amsterdam
- De Unie - Rotterdam
- De Balie - Amsterdam
Tra le opere commissionate o acquistate si evidenzia:
Pubblicazioni
Lavori trasmessi per televisione
The Book of Light
- Trevi (Italië) 21 augustus
- Padula (Italië) 2 september
- Spoleto (Italië) 6 september
Il Book of Light è stato proiettato durante il World Video Festival nel Melkweg il 14 e il 16 settembre 2000
Parola d'addio per Alberta
(30-10-2002)
Venerdí scorso Alberta Partisani ha detto
addio alla vita. Oggi noi diciamo addio ad Alberta. Ognuno di noi
l'ha conosciuta a modo suo; ognuno di noi perdendo Alberta perde anche
un po' - un bel po' - di se stesso. Perché in effetti dovremmo
dire che oggi diciamo addio alle tante Alberte Partisani che lei aveva
riunite nella sua intensa e ricca esistenza.
La giovane laureata in lettere e lingua olandese,
per esempio, che nel 1970 arriva ad Amsterdam. Viene, vede e vince.
La sua bellezza e spontanietà fanno battere forte tanti cuori.
Impara a conoscere tutto ció che la fervente Amsterdam ha da
offrire, e decide di rimanerci. Infine trascorre qui la parte maggiore
della sua vita.
Poi c'è anche l'Alberta che, sempre qui in
Olanda, s'impegna per la comunità italiana, e che, più
tardi - guidata dallo stesso impegno politico e sociale - comincia
a lavorare per l'Opera dei Rifugiati politici ad Amsterdam.
Per tanti anni sarà appoggio e sostegno per i rifugiati politici
dall' America latina, molti dei quali sono rimasti ottimi amici.
Il lavoro coi rifugiati politici per lei è
molto di più di un semplice impiego: è un modo tangibile
di impegnarsi per un mondo più giusto, l'ideale che è
sempre ed in tutto rimasto suo. Però quando non riesce più
ad identificarsi con questo lavoro, decide di prendere un' altra strada.
Perché Alberta è cosí: o si
impegna completamente, tutto cuore ed anima, o non si impegna per
niente. Non sopporta l' ambiguità. D'ora in avanti, i suoi
sforzi instancabili e il suo impegno continuo saranno dedicati ad
altri scopi.
Per molti anni della sua gioventú Alberta
ha nutrito l'ideale di diventare artista. A metá degli anni
ottanta - nonostante le difficoltà materiali, ora che si trova
sola col figlio Piero - sente che è arrivato il momento di
realizzare quell' ideale.
Non c'è dubbio che dalla Rietveld Academie
ne esca come una dei laureati più promettenti.
Ma ben presto da artista sincera si deve accorgere che il mondo dell'
arte non funziona in maniera diversa da quello quotidiano: chi non
si adatta, chi non partecipa ai giochi di moda e di potere,
non viene riconosciuto.
Ció peró non la sconcerta, né
l'induce a concessioni. Al contrario: continua a lavorare con tutta
la sua forza, ed approfondisce sempre di più le questioni essenziali
riguardo all' arte, alla vita, alla bellezza. I suoi quaderni dimostrano
come il suo appassionato impegno d' artista non sia assolutamente
in contrasto con l' impegno sociale precedente. Entusiasta,
condivide interamente la posizione del grande avanguardista russo
Malevitsj quando egli dichiara che "non sarà la vita il contenuto
dell'arte, ma l'arte dovra' diventare il contenuto della vita, visto
che solo cosí la vita potrà essere bella".
Per Alberta impegno sociale ed artistico confluiscono
e si influiscono mutuamente Tutti e due derivano da una sola fonte,
una stessa motivazione: l' intreccio di etica ed estetica. Si potrebbe
in effetti dire che per Alberta la bruttezza è fondamentalmente
una forma d'ingiustizia, e l'ingiustizia una forma fondamentale di
bruttezza. Perció si irrita sempre di più osservando
lo sviluppo di una società nella quale l'aumento di cattivo
gusto va di pari passo ad un aumento di indifferenza, e constatando
nell' arte uno sviluppo dove la presentazione, il culto delle forme
e l' apparenza prevalgono sempre di più sul contenuto e sulla
riflessione. A volte telefona agli amici per sfogarsi ed esprimere
la sua frustrazione. Allora - come anche nei suoi appunti o in certe
conversazioni - non va per mezze parole; puó essere sarcastica,
superiormente devastatrice, ma in fondo solo furiosa e disperata allo
stesso tempo. Perché lei si aspetta tanto di più, dall'arte
come della vita.
Si, Alberta osa essere esigente. Verso l'arte, verso
chi si chiama artista, verso la vita e la società, verso gli
altri e - soprattutto - verso se stessa. E assolutamente aliena da
compromessi di qualsiasi tipo. Mira in alto, e ne paga il prezzo.
Non le vengono risparmiate le delusioni in campo politico, artistico,
umano. E troppo spesso l'iniziale entusiasmo deve cedere il posto
ad amari disinganni.
Per questo ci impressiona tanto più il coraggio
con cui continua sulla strada che ha scelto. Chi negli anni scorsi
ha parlato con Alberta di questi argomenti, si è potuto rendere
conto che per lei concetti come 'tenero' e 'severo', 'amabile' e 'tenace'
possano perfettamente convivere in una sola persona, un solo sguardo
o tono.
Impressionante anche come il suo entusiasmo, il suo
instancabile impegno, il suo interrogare e questionare riescano
a dare ispirazione e coraggio alle persone intorno a lei.
Questa indistruggibile forza d' animo, presente in
lei fino all' ultimo istante, la attinge ª dalla sua
ininterrotta ricerca di autenticità, essenza, purezza.
Una bella canzone olandese ci dice: "morto, lo saró
solo quando tu mi avrai dimenticato". Noi che abbiamo avuto il
privilegio di conoscere Alberta non la dimenticheremo mai.
Per ben trent' anni Alberta vive con un piede in
Italia, l' altro in Olanda. Per tutto questo tempo segue con grande
interesse ció che succede sia nel Sud come nel Nord, con lo
sguardo critico - sempre più critico - dello straniero per
metà.
È cosciente delle imperfezioni dello stato
del benessere nordeuropeo, socialdemocratico; negli ultimi mesi le
ha dovuto provare letteralmente sulla propria pelle. D'altra parte
non si fa la minima illusione sullo sviluppo di un' Italia governata
dalla televisione commerciale.
A volte scherza sul fatto che, da italiana, abbia
dovuto lasciare la sua terra natale - terra promessa per eccellenza
per tanti artisti durante i secoli - per far fiorire il proprio talento artistico. Forse proprio questa lontananza spiega perché l'
essenza dell' arte, non legata a spazio e tempo, sia per lei l' obiettivo
primario.
Questa sua esperienza di migrante, di pellegrino
tra due mondi, influenza uno dei temi fondamentali della sua opera:
il bisogno di comunicazione tra vari individui, gruppi, forme di lingua
o di società - e gli ostacoli che impediscono questa comunicazione.
Alberta si ispira non solo al gioco di parole in Greco ed in Latino,
ma proprio da straniera fa anche delle sorprendenti scoperte nella
lingua ed nel modo di pensare olandese. Tante sue ispirazioni
non si sono tramutate in progetti, tanti suoi progetti non si sono
concretizzati. E quello che alla fine viene mostrato non è
sempre facile da capire. Ma quando poi Alberta parla con gli interessati
sul come e sul perché, allora nei loro occhi appare una nuova
luce, e riescono improvvisamente ad entrare con lo
sguardo e la mente in una realtà mai immaginata.
Luce. La luce è l' altro ed in realtà
il tema assolutamente centrale nella sua opera. Sul tema 'luce' si
potrebbe discorrere e discutere per delle ore e delle giornate, come
Alberta ha fatto tante volte negli anni passati - da punti di vista
sempre nuovi, con delle idee sempre nuove, esplorando sempre nuove
strade.
La luce è il filo conduttore del sua arte
- per definizione intangibile, ma indubbiamente onnipresente. Alberta
racconta come da bambina, nel Sud dell' Italia, fosse rimasta affascinata
dal gioco dei raggi del sole su alcuni bachi da seta appesi al soffitto
di un granaio. Decine di anni dopo crea i suoi 'Cocons' e riassume
quest' esperienza indimenticata: "qui la luce si è fatta materia".
Continua a sperimentare con diversi materiali e forme,
ma essenzialmente prova sempre a captare la luce, a renderla tangibile
attraverso la materia. Uno scopo impossibile, certo, peró proprio
perció l' ultima e permanente sfida per Alberta.
Noi possiamo farci solo un' idea approssimativa della
profondità di questo permanente confronto; ma possiamo constatare
che ha prodotto bellissime opere.
In questo contesto non è certo un caso che
Alberta sostenga con forza che la contraddizione tra figurativo e
astratto sia in realtà una falsa contraddizione.
E tanto meno puó essere un caso che attraverso
il fascino della luce Alberta abbia trovato qualcuno che condivida
quel fascino. Quando collabora con Marnix per "Il Libro della Luce",
tra di loro nasce un amore lucente.
La luce che ha tanto affascinato Alberta ha dato
a Marnix, sua compagno di vita, ed a tutti coloro che la tengono nel
cuore, la forza necessaria in questi giorni scuri. Che ci possa accompagnare
anche nel futuro.
Edi Clijsters & Helen van Dorpe
Amsterdam, 29.10.2002